Michela Figorilli

Articolo del 25-09-2020

L’insonnia è un disturbo del sonno di origine nerurologica molto comune, che può essere transitorio oppure cronico, caratterizzato da:

  • difficoltà ad addormentarsi,
  • difficoltà a dormire durante la notte o
  • risvegli precoci.

Il sonno risulta così insufficiente e non ristoratore e compromette la normale attività diurna riducendo la qualità della vita di chi ne soffre.

Per capire meglio cause, diagnosi e terapia dell’insonnia ci siamo rivolti alla Dott.ssa Figorilli, medico esperto in disturbi del Sonno della Associazione italiana Medicina del Sonno (AIMS) e della Società Europea di Ricerca sul Sonno (ESRS).

 

Disturbi del sonno di origine neurologica

I disturbi del sonno colpiscono circa 13 milioni di persone in Italia, e si associano spesso ad altre patologie, soprattutto a carico del sistema nervoso centrale.

I disturbi del sonno più diffusi che coinvolgono la sfera neurologica sono l’insonnia, l’apnea notturna, la sindrome delle gambe senza riposo, e i disturbi del ritmo circadiano. Altri disturbi del sonno, più rari, sono i disordini dell’arousal, il disturbo del comportamento in sonno REM, e la narcolessia.

Tra questi, abbiamo l’insonnia, che colpisce una buona fetta di popolazione.

 

Quanto è diffusa l’insonnia?

L’insonnia è il disturbo del sonno più frequente riportato nella pratica clinica. Infatti, fino al 35% della popolazione generale ha presentato sintomi transitori di insonnia nel corso della vita, mentre circa il 10% presenta un’insonnia cronica.

 

Quando si può parlare di insonnia cronica?

L’insonnia è un disturbo del sonno molto frequente e può essere caratterizzata da una difficoltà all’addormentamento, da una difficoltà ad avere un sonno continuativo o da un risveglio precoce.

A seconda delle caratteristiche dell’insonnia si parla infatti di:

  • insonnia iniziale,
  • di mantenimento o
  • terminale.

In ogni caso, l’insonnia è quel disturbo che ci fa percepire il sonno come leggero e di scarsa qualità, con ripercussioni sulla vita quotidiana.

Secondo la Classificazione Internazionale dei disturbi del sonno1, l’insonnia può essere distinta in insonnia transitoria o insonnia cronica, a seconda della persistenza dei sintomi rispettivamente per meno di tre mesi consecutivi, o più di tre mesi, almeno tre volte alla settimana.

L’insonnia, sia transitoria sia cronica, è considerata patologica quando il disturbo notturno determina ripercussioni durante il giorno come:

  • fatica,
  • malessere generale,
  • disturbi dell’attenzione e concentrazione,
  • disturbi di memoria,
  • irritabilità,
  • umore depresso,
  • eccessiva sonnolenza diurna,
  • iperattività,
  • impulsività,
  • aggressività,
  • riduzione della motivazione, dell’energia e dell’iniziativa,
  • rischio aumentato di incidenti o di errori,
  • preoccupazione o insoddisfazione riguardo al proprio sonno.

 

Inoltre, l’insonnia non deve essere ricondotta esclusivamente ad un’inadeguata opportunità di dormire (restrizione volontaria di sonno) o a circostanze sfavorevoli (ambiente poco confortevole: luci, rumori etc.).

 

Insonnia: cause

Gli individui che hanno manifestato difficoltà ad avere un sonno ristoratore durante periodi stressanti o che sono hanno abitualmente un sonno ritenuto “leggero” sono ritenuti più a rischio di sviluppare un’insonnia cronica.

L’insonnia può essere causata dall’occorrere di un evento stressante acuto, come cambiamenti o conflitti interpersonali, separazioni, stress sul lavoro, lutti, diagnosi recenti di condizioni mediche, traslochi, cambi di routine o modificazioni dell’ambiente in cui si dorme.

Fattori precipitanti possono essere anche cambiamenti o eventi stressanti con forte componente emotiva positiva. Tutti i trigger “acuti” che possono determinare un’insonnia transitoria rappresentano fattori di rischio rispetto all’evoluzione del disturbo verso l’insonnia cronica.

L’avere una personalità ansiosa o la tendenza a interiorizzare i problemi possono essere delle caratteristiche predisponenti, così come la presenza di disturbi dell’umore.

Diverse patologie possono con i loro sintomi disturbare il sonno, come la presenza di sintomatologia dolorosa, difficoltà respiratorie, immobilità o lo stress emotivo correlato.

Inoltre, diversi farmaci hanno come effetto collaterale l’insonnia.

L’insonnia, come sintomo, può essere presente anche in altri disturbi del sonno, come la sindrome delle gambe senza riposo, le apnee ostruttive notturno o disturbi del ritmo circadiano, che devono essere indagati e trattati.

Non ultimo, l’insonnia può essere determinata anche da un uso eccessivo di caffè, nicotina e alcolici.

(Per una panoramica completa delle possibili cause dell’insonnia leggi anche l’articolo Insonnia: cause).

 

A chi ci si può rivolgere se si teme di soffrire di insonnia?

Se si sospetta di soffrire di insonnia è consigliato rivolgersi ad un medico esperto in disturbi del sonno per poter meglio inquadrare il disturbo, dirimere eventuali diagnosi differenziali e intraprendere un percorso terapeutico specifico.

 

Come diagnosticare l’insonnia e le sue eventuali cause?

La diagnosi di insonnia è guidata principalmente dalla storia clinica, dalla caratterizzazione del ritmo sonno-veglia e dall’individuazione di fattori scatenanti e precipitanti.

E’ quindi importante indagare le eventuali patologie associate sia mediche, come per esempio un reflusso gastroesofageo, sia psichiatriche, come depressione o ansia, in modo da poter attuare il percorso terapeutico appropriato.

Esistono degli strumenti utile per inquadrare clinicamente il disturbo, come:

  • il diario del sonno, che dovrebbe essere compilato per circa 1-2 settimane,
  • l’actigrafia,
  • questionari che mirano a oggettivare il disturbo, come il questionario di Pittsburg per la qualità del sonno, o altri questionari specifici per misurare la severità dell’insonnia, come l’Insominia severity index e lo sleep condition indicator,2–4
  • la polisonnografia.

 

La polisonnografia non è un esame strettamente necessario per la diagnosi di insonnia, ma può essere utile per escludere la presenza di altri disturbi del sonno, come, per esempio, la sindrome delle apnee ostruttive (OSAS) o i movimenti periodici degli arti inferiori (leggi anche insonnia e apnee notturne).

Questo esame è inoltre prezioso laddove i pazienti con insonnia tendono a sottostimare il loro tempo totale di sonno con una conseguente sproporzione tra il dato oggettivo misurato con il polisonnigrafo e la percezione soggettiva del proprio sonno.

 

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Come curare l’insonnia?

Recentemente la Società Europea di ricerca sul sonno (European Sleep Research Society) ha pubblicato le nuove linee guida per la cura dell’insonnia, in linea con quelle proposte da altre società scientifiche, americane e britanniche.5

 

Terapia cognitiva comportamentale

Il trattamento di prima linea per l’insonnia cronica è la terapia cognitivo-comportamentale dell’insonnia (CBT-I).

La CBT-I è un percorso terapeutico multi-sfaccettato che può essere svolto singolarmente o in gruppo in diverse sessioni e che coinvolge interventi di educazione psicologica sull’igiene del sonno, tecniche comportamentali, come restrizione del sonno e controllo dello stimolo, tecniche di rilassamento e terapie cognitive.

 

Farmaci per l’insonnia

Le terapie farmacologiche sono raccomandate per un trattamento a breve termine, che non dovrebbe durare più di 4 settimane, e che comprende diverse classi di farmaci, quali:

  • le benzodiazepine,
  • farmaci benzodiazepino-correlati (Z-drugs) e
  • antidepressivi.

 

La terapia farmacologica può essere associata inizialmente alla terapia CBT-I ottenendo un effetto sinergico, utile per rompere il circolo vizioso dell’insonnia.

Per quanto riguarda la terapia farmacologica, è importante che sia impiegata solo per brevi periodi, perché spesso i farmaci assunti perdono nel tempo la loro efficacia e hanno la tendenza a dare assuefazione e dipendenza.

Inoltre, questo tipo di farmaci può avere un effetto residuo durante il giorno e dare sonnolenza e interferire con le attività della vita quotidiana.

I preparati fitoterapici, i farmaci da banco o integratori hanno scarsa utilità nel trattamento dell’insonnia cronica. Alcuni rimedi naturali possono essere d’aiuto in caso di insonnia lieve o transitoria.

Infine, nel percorso terapeutico dell’insonnia uno dei passaggi principali è quello di individuare e trattare eventuali patologie associate.

(Leggi anche “Insonnia: terapia” per una panoramica sulle terapie più innovative”)

 

Quali possono essere le conseguenze di una insonnia cronica trascurata?

L’insonnia cronica, se trascurata, determina:

  • una netta riduzione della qualità della vita,
  • un maggiore rischio di sviluppare un disturbo dell’umore come la depressione,
  • riduzione delle performances diurne con un rischio aumentato di incidenti sul lavoro,
  • perdita di giorni di lavoro per malattia e
  • incidenti stradali.6–8

Inoltre, diversi studi hanno dimostrato come l’insonnia cronica rappresenti un fattore di rischio cardiovascolare per ipertensione, infarto e scompenso cardiaco, per diabete mellito di tipo 2 e obesità.9–11

 

 

Articolo redatto a cura della Dr.ssa Michela Figorilli – Azienda Ospedaliera Università di Cagliari – Centro di Medicina del Sonno

 

Articolo del 25-09-2020

Michela Figorilli

Bibliografia American Academy of Sleep Medicine. International Classification of Sleep Disorders. (2005). Curcio, G. et al. Validity of the Italian version of the Pittsburgh Sleep Quality Index (PSQI). Neurol. Sci. Off. J. Ital. Neurol. Soc. Ital. Soc. Clin. Neurophysiol. 34, 511–519 (2013). Castronovo, V. et al. Validation study of the Italian version of the Insomnia Severity Index (ISI). Neurol. Sci. Off. J. Ital. Neurol. Soc. Ital. Soc. Clin. Neurophysiol. 37, 1517–1524 (2016). Palagini, L. et al. Italian validation of the Sleep Condition Indicator: A clinical screening tool to evaluate Insomnia Disorder according to DSM-5 criteria. Int. J. Psychophysiol. Off. J. Int. Organ. Psychophysiol. 98, 435–440 (2015). Riemann, D. et al. European guideline for the diagnosis and treatment of insomnia. J. Sleep Res. 26, 675–700 (2017). Baglioni, C. et al. Insomnia as a predictor of depression: a meta-analytic evaluation of longitudinal epidemiological studies. J. Affect. Disord. 135, 10–19 (2011). Laugsand, L. E., Strand, L. B., Vatten, L. J., Janszky, I. & Bjørngaard, J. H. Insomnia symptoms and risk for unintentional fatal injuries–the HUNT Study. Sleep 37, 1777–1786 (2014). Léger, D. et al. Insomnia and accidents: cross-sectional study (EQUINOX) on sleep-related home, work and car accidents in 5293 subjects with insomnia from 10 countries. J. Sleep Res. 23, 143–152 (2014). Li, M., Zhang, X.-W., Hou, W.-S. & Tang, Z.-Y. Insomnia and risk of cardiovascular disease: a meta-analysis of cohort studies. Int. J. Cardiol. 176, 1044–1047 (2014). Sofi, F. et al. Insomnia and risk of cardiovascular disease: a meta-analysis. Eur. J. Prev. Cardiol. 21, 57–64 (2014). Meng, L., Zheng, Y. & Hui, R. The relationship of sleep duration and insomnia to risk of hypertension incidence: a meta-analysis of prospective cohort studies. Hypertens. Res. Off. J. Jpn. Soc. Hypertens. 36, 985–995 (2013).