Emiliana Meleo

Articolo del 25-07-2023

Il sonno polifasico è una pratica caratterizzata da una serie di sonnellini distribuiti durante il giorno. Viene utilizzato da chi desidera poter vivere appieno ogni momento della giornata, ottimizzando il tempo da dedicare al riposo.

Il sonno polifasico è un’alternativa al classico sonno monofasico, di chi dorme 8-9 ore durante la notte e anche a quello bifasico, quando al riposo notturno viene affiancata una breve siesta pomeridiana.

Al contrario, il sonno polifasico promette di rigenerare l’organismo umano spezzettando la fase di riposo profondo in tanti pisolini: una modalità di dormire che si potrebbe definire “diffusa”.

Per la prima volta si è parlato di sonno polifasico grazie allo psicologo Szymansky che ha teorizzato questa tecnica con la promessa di poter far risparmiare fino a 5 ore di sonno al giorno, grazie ai brevi momenti di riposo durante l’intero arco della giornata.
Pare che alcune personalità del passato, da Leonardo da Vinci a Thomas Edison, fossero affezionati seguaci di questa pratica.

Per approcciarsi a questa diversa modalità di dormire esistono vari metodi, come:

  • il ciclo Uberman;
  • il ciclo Everyman;
  • il ciclo Dimaxion;

È possibile provarli tutti per sperimentare quale metodo è più in linea con le proprie esigenze e le necessità del proprio organismo.

 

I metodi del sonno polifasico: Uberman, Dimaxion e Everyman

Per addentrarsi nell’universo del sonno polifasico, è possibile scegliere essenzialmente tre strade, quella del ciclo Uberman, del ciclo Dimaxion oppure Everyman. Tutte sono caratterizzate dall’idea di distribuire il sonno notturno in brevi sessioni, ma i metodi presentano alcune importanti differenze.

Secondo il ciclo Uberman, il sonno va suddiviso in sessioni di riposo di 20 minuti ogni 4 ore. Il riposo viene, insomma, frammentato in diversi momenti senza che nessuna delle fasi in cui si dorme predomini sulle altre.

Anche nel ciclo Dimaxion le fasi di sonno sono tra loro equivalenti. Questo metodo però ne prevede 4, di 30 minuti, da praticare ogni 6 ore per un totale di 2 ore nette di sonno.

Nel ciclo Everyman, invece, esiste una fase principale di sonno di circa 3-4 ore, durante la notte, che viene poi integrata nelle ore diurne da brevi riposini di 20 minuti.

Qualsiasi ciclo si scelga, per approcciarsi a questa pratica è importante non saltare le sessioni di riposo previste dal programma. Il numero dei sonnellini va sempre rispettato perché è quello che permette di poter entrare rapidamente nella fase R.E.M, quella in cui il corpo si rigenera e si riposa in maniera profonda.

 

Quali sono i benefici del sonno polifasico?

Durante la vita il modo di dormire cambia. I neonati, infatti, sperimentano per primi il sonno polifasico.

Inoltre, anche tanti animali adottano per tutta la vita una simile modalità di dormire.

Tuttavia, l’organismo umano, crescendo cambia e si avvicina prima a un sonno bifasico, in giovane età, e poi a un sonno monofasico, in età adulta.

Da questa consapevolezza, nasce l’idea che sia possibile anche da adulti sperimentare un modo di dormire differente, articolato in tanti pisolini.

Il primo vantaggio, che solitamente è anche il motivo per cui ci si avvicina a questa pratica è quello di voler ridurre le ore che si passa a dormire, considerandole uno spreco di tempo. Il sonno è infatti composto da diverse fasi: l’obiettivo del sonno polifasico è quello di limitare al massimo le fasi di sonno leggero e incentrarsi esclusivamente sulla fase R.E.M, in modo da raggiungere ugualmente un risultato in termini di riposo e rigenerazione, ma con una preziosa ottimizzazione delle tempistiche necessarie a questo scopo.

Oltre al maggior tempo a disposizione durante la giornata, il sonno polifasico porterebbe con sé altri vantaggi, ad esempio potrebbe:

  • aumentare la concentrazione;
  • migliorare la qualità del sonno;
  • ridurre la stanchezza.

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Va sottolineato, però, che stravolgere il proprio ritmo sonno-veglia non è sempre facile e che abituarsi a questa pratica potrebbe richiedere diverso tempo prima di apportare qualche beneficio. Inoltre, va sempre tenuto presente che il sonno polifasico potrebbe rappresentare un rischio per la salute.

 

Quali sono i rischi?

Non esistono fonti scientifiche che attestino dei rischi, tuttavia gli stessi metodi di approccio al sonno polifasico consigliano di seguire questa pratica per un tempo non superiore ai 6 mesi.

Il sonno polifasico andrebbe inteso come una possibilità di ottimizzare il proprio riposo in momenti particolari: le settimane prima di un esame importante, un momento di lavoro intenso e così via.

Il sonno polifasico, infatti, potrebbe interferire con la propria capacità di concentrazione e avere effetti negativi sull’umore e sulla soglia di attenzione. Se non si dorme in maniera sufficiente, è sempre consigliato non mettersi alla guida e non essere impegnati in attività che richiedono attenzione e una mente vigile e presente.

Il sonno polifasico andrebbe assolutamente evitato nei momenti delicati della vita: infanzia, adolescenza, vecchiaia e gravidanza.

È bene sempre ricordare che ad ogni età, la privazione di sonno ha effetti negativi e a lungo andare aumenta l’insorgenza di alcune importanti patologie, come:

  • diabete;
  • malattie metaboliche;
  • malattie circolatorie;
  • malattie cardiache;
  • ansia;
  • depressione.

Insomma, se si cercano benefici dal sonno, va tenuto sempre presente che il sonno davvero rigenerante per l’organismo umano è senza dubbio quello monofasico.

Durante la sessione notturna di riposo, di circa 8 ore, il corpo umano si riposa e si rigenera, ripristinando in maniera ottimale tutte le sue funzioni e i suoi organi, garantendo così al mattino un risveglio pieno di carica ed energia.

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Articolo del 25-07-2023

Emiliana Meleo

La dr.ssa Emiliana Meleo è specialista in Malattie dell’Apparato Respiratorio, Dottore di Ricerca in Neuroscienze. Il campo di interesse, da anni, è la gestione delle problematiche respiratorie acute e croniche nei pazienti con patologia neuromuscolare; dalle tecniche di riabilitazione alla ventilazione meccanica invasiva e non invasiva. Esperienze: – Dal 2009 al 2010 collaborazione a tempo determinato, presso l’Istituto di Neurologia dell’Università “La Sapienza” per l’espletamento dell’attività di ricerca dal titolo ”Malattie Neurodegenerative invalidanti del giovane adulto e il loro impatto sulla qualità della vita” – Docente per corsi e master universitari e corsi di formazione relativi alla gestione delle complicanze respiratorie, ventilazione meccanica invasiva e non invasiva, nei pazienti neuromuscolari – Autore di pubblicazioni scientifiche su riviste internazionali, frutto di collaborazioni con istituti di ricerca nazionali ed internazionali