Emiliana Meleo

Articolo del 06-03-2020

Avete sentito parlare di “sospetto OSAS”, ma non vi è chiaro di cosa si tratti?

Ci pensiamo noi a fare chiarezza, facendo un passo indietro, nel tentativo di ricostruire insieme il “profilo-tipo” del soggetto colpito da OSAS, i campanelli d’allarme e, soprattutto, cosa fare quando si sospetta una apnea notturna.

 

Quando parliamo di OSAS?

OSAS, sì, ma cosa significa?

Alla lettera: Obstructive Sleep Apnea Syndrome che, tradotto, vuol dire Sindrome delle Apnee Ostruttive nel Sonno, ovvero, quei disturbi respiratori che si manifestano quando si dorme, provocando una anomala interruzione del respiro che, se ripetuta più volte e in maniera prolungata nel tempo, genera microrisvegli (di cui siamo quasi ignari) che incidono negativamente sulla salute, determinando conseguenze anche gravi, di natura cardiovascolare, neurologico e comportamentale.

Non sentitevi soli. A essere colpiti da OSAS, solo nel nostro Paese, si stima siano più di 12 milioni di persone.

 

Ma chi dovrebbe avere il “sospetto OSAS”?

A questo proposito, può essere utile provare a inquadrare il profilo-tipo del paziente con apnee.

C’è da fare una premessa: è tutt’altro che semplice definire il  paziente – tipo e l’approccio richiesto per farlo è multidisciplinare.

A scendere in campo, infatti, possono essere diversi specialisti, purché siano tutti esperti in medicina del sonno: parliamo di pneumologi, neurologi, cardiologi, otorinolaringoiatri e  odontoiatri.

Perché questo? Semplicemente perché le Apnee Notturne sono da ricollegare a più cause e fattori di rischio, ovvero:

  • Sovrappeso o, addirittura, obesità: questa è sicuramente una tra le cause più importanti. L’eccesso di grasso, infatti, si riversa anche nei tessuti molli del collo, con un peggioramento delle condizioni dei muscoli faringei. Dormendo, ci si rilassa e ciò provoca una caduta del tono della muscolatura che – se pressata da uno strato adiposo eccessivo – può ostruire lo spazio di passaggio dell’aria, compromettendo la ventilazione. Dunque, una lingua ingrossata dal grasso viscerale, tonsille più gonfie del palato molle o un collo con un diametro eccessivo possono peggiorare la condizione anatomica preesistente.

 

  • Deviazione del setto nasale: già, questa anomalia strutturale può incidere sul corretto respiro di notte (e non solo!).

 

  • Particolari alterazioni anatomiche: tonsille gonfie (molto comuni tra i più piccoli), mandibola piccola o ugola grande possono ridurre il calibro di aria che passa attraverso la faringe, durante la respirazione notturna.

 

  • Familiarità: si dice, tale padre tale figlio. Ma non sempre è un bene! Se il russamento, ad esempio, è comune a più familiari – così come le apnee, se già precedentemente diagnosticati, allora potrebbe esserci una predisposizione a sviluppare il disturbo. Badate bene, quindi.

 

  • Fumo, alcol e abuso di farmaci: in poche parole, abitudini non sane e delle quali è bene non abusare. Parlatene al vostro medico se temete che possano in qualche modo incidere sul vostro riposo notturno.

 

Quali sono i campanelli d’allarme di un “sospetto OSAS”?

Non uno, non due, ma 10 campanelli d’allarme. Forse, è ora di ascoltarli. Eccoli qui:

  1. Russamento
  2. Spossatezza e sonnolenza diurna.
  3. Difficoltà a prestare attenzione e a concentrarsi per lungo tempo.
  4. Difficoltà a memorizzare e vuoti di memoria.
  5. Colpi di sonno (alla guida, ma non solo).
  6. Mal di testa frequenti.
  7. Sudorazione mentre si dorme.
  8. Nicturia
  9. Risvegli improvvisi legati a una sensazione di soffocamento.
  10. Bocca asciutta al risveglio.

 

Cosa fare quindi in questi casi?

Dulcis in fundo: ecco cosa fare! Per prima cosa, MAI ignorare il problema. Parlatene con il vostro medico o, se vi rendete conto che è il sonno a essere compromesso, scegliete uno Specialista in medicina del sonno.

Una volta posto il sospetto di OSAS, infatti, ci si dovrà sottoporre a un esame, la polisonnografia (anche a domicilio, come i servizi offerti da SonnoService), per permettere, in tutta tranquillità al paziente, di diagnosticare l’eventuale presenza di roncopatie e apnee, identificandone la frequenza e la gravità. Per saperne di più leggi anche l’articolo osas diagnosi.

In base alla gravità del disturbo, si valuterà il migliore approccio terapeutico, con follow up periodici multidisciplinari. Soluzione? Molto spesso la soluzione migliore è la CPAP ma niente timori!

Si tratta di una terapia ventilatoria non invasiva, in grado di garantire un corretto afflusso di aria, contrastando il collasso delle vie aeree superiori.

Ora, non resta che mettersi alla prova, magari partendo dal  Test del Sonno online per capire, attraverso poche e semplici domande, qual è il vostro rischio di soffrire di osas.

 

Articolo revisionato dalla Dr.ssa Emiliana Meleo.

 

Articolo del 06-03-2020

Emiliana Meleo

La dr.ssa Emiliana Meleo è specialista in Malattie dell’Apparato Respiratorio, Dottore di Ricerca in Neuroscienze. Il campo di interesse, da anni, è la gestione delle problematiche respiratorie acute e croniche nei pazienti con patologia neuromuscolare; dalle tecniche di riabilitazione alla ventilazione meccanica invasiva e non invasiva. Esperienze: – Dal 2009 al 2010 collaborazione a tempo determinato, presso l’Istituto di Neurologia dell’Università “La Sapienza” per l’espletamento dell’attività di ricerca dal titolo ”Malattie Neurodegenerative invalidanti del giovane adulto e il loro impatto sulla qualità della vita” – Docente per corsi e master universitari e corsi di formazione relativi alla gestione delle complicanze respiratorie, ventilazione meccanica invasiva e non invasiva, nei pazienti neuromuscolari – Autore di pubblicazioni scientifiche su riviste internazionali, frutto di collaborazioni con istituti di ricerca nazionali ed internazionali