Dott.ssa Ginevra Del Giudice

Articolo del 28-11-2025

L’ipopnea è un disturbo respiratorio del sonno spesso sottovalutato ma clinicamente rilevante, caratterizzato da una riduzione parziale del flusso d’aria durante la notte.

Sebbene meno nota rispetto all’apnea ostruttiva, l’ipopnea può compromettere in modo significativo la qualità del riposo, determinare frequenti micro-risvegli e favorire un progressivo affaticamento diurno.

Comprendere le cause, i sintomi e le modalità diagnostiche è essenziale per riconoscere precocemente la condizione e intervenire con terapie adeguate.

 

Che cos’è l’ipopnea

Con il termine ipopnea si indica un evento respiratorio notturno in cui il flusso d’aria si riduce almeno del 30% rispetto al normale per un periodo pari o superiore a 10 secondi, accompagnato da:

  • una desaturazione di ossigeno;
  • un micro-risveglio che interrompe la continuità del sonno.

Questa parziale ostruzione delle vie aeree non rappresenta un arresto completo della respirazione, come nell’apnea, ma produce comunque alterazioni significative nella fisiologia del sonno. Gli episodi possono presentarsi molte volte per notte, andando a costituire la cosiddetta IH (indice di ipopnee), parametro utilizzato in diagnosi.

 

Tipologie di ipopnea 

Le ipopnee possono essere distinte in base alla loro origine:

  • ipopnea ostruttiva: si verifica quando una parziale chiusura delle vie aeree superiori riduce il flusso respiratorio durante l’inspirazione;
  • ipopnea centrale: deriva da un’alterazione dei segnali neurologici che regolano la respirazione, senza ostruzione meccanica;
  • ipopnea mista: caratterizzata da componenti sia ostruttive sia centrali.

La forma più comune nella popolazione generale è quella ostruttiva, spesso associata all’apnea ostruttiva del sonno (OSA).

 

Perché l’ipopnea disturba il sonno

Ogni episodio di ipopnea determina un calo dei livelli di ossigeno nel sangue. L’organismo, per compensare, invia un segnale di allerta che provoca un micro-risveglio, spesso non percepito, ma sufficiente a:

  • frammentare il sonno;
  • ridurre le fasi profonde e il sonno REM;
  • impedire un adeguato recupero fisico e cognitivo.

 

Questa interruzione costante del ciclo sonno-veglia compromette la qualità complessiva del riposo, generando una sensazione di stanchezza persistente al risveglio, irritabilità, calo di concentrazione e riduzione delle performance quotidiane.

Un’analisi pubblicata sul Journal of Clinical Sleep Medicine ha evidenziato che anche riduzioni parziali del flusso respiratorio, come quelle tipiche dell’ipopnea, sono sufficienti a determinare significative desaturazioni di ossigeno e una marcata frammentazione del sonno. 

Lo studio ha mostrato come l’aumento dell’indice di ipopnea sia correlato a una riduzione delle fasi profonde e REM, con conseguente peggioramento della vigilanza diurna e del benessere complessivo. Questi dati confermano l’importanza di individuare e trattare tempestivamente il disturbo.

 

Cause dell’ipopnea

Le cause variano in base alla tipologia, ma esistono fattori predisponenti comuni. 

Tra i più frequenti:

  • anatomia delle vie aeree: setto nasale deviato, tonsille o adenoidi ingrossate, mandibola piccola, collo corto o circonferenza del collo aumentata;
  • obesità o aumento ponderale: il tessuto adiposo a livello del collo e delle vie aeree superiori può favorire il collasso dei tessuti durante il sonno;
  • rilassamento muscolare notturno: naturale con il sonno, può essere accentuato da alcol, sedativi o alcuni farmaci;
  • rinite cronica e congestione nasale :ostacolano il passaggio dell’aria e peggiorano la respirazione notturna;
  • alterazioni neurologiche: frequenti nei casi di ipopnea centrale;
  • familiarità per disturbi del sonno: può aumentare la probabilità di sviluppare la condizione.

 

Sintomi principali

L’ipopnea può manifestarsi in modo silente o essere accompagnata da segnali più evidenti.

I sintomi più comuni sono:

  • sonnolenza diurna (la frammentazione del sonno impedisce il corretto recupero);
  • risvegli frequenti o sonno non ristoratore;
  • cefalea mattutina;
  • difficoltà di concentrazione e calo della memoria;
  • irritabilità e sbalzi dell’umore;
  • secchezza della bocca o mal di gola al risveglio;
  • russamento (spesso irregolare e con pause respiratorie, nelle forme ostruttive);
  • palpitazioni o tachicardia notturna (legate alla risposta fisiologica alla desaturazione.

Nei casi moderati o severi, il disturbo può associarsi a ipertensione, peggioramento di patologie cardiovascolari preesistenti e aumentato rischio di incidenti stradali dovuto alla sonnolenza.

 

Ipopnea e qualità del sonno: il legame fisiologico

Il sonno è un processo dinamico composto da più fasi che contribuiscono al recupero fisico e cognitivo.

L’ipopnea interferisce con:

  • le fasi profonde (N3): responsabili del recupero muscolare;
  • la fase REM: fondamentale per memoria e regolazione emotiva;
  • la continuità del ciclo: ogni micro-risveglio costringe il sistema nervoso a ripartire, impedendo la progressione naturale delle fasi.

Il risultato è un sonno frammentato, superficiale, poco riposante.

 

Come si diagnostica l’ipopnea 

La diagnosi avviene attraverso una valutazione specialistica, che comprende:

  • visita otorinolaringoiatrica o pneumologica: utile per individuare eventuali fattori ostruttivi;
  • questionari standardizzati: come l’Epworth Sleepiness Scale, che valuta la sonnolenza;
  • polisonnografia: esame cardine per diagnosticare l’ipopnea. Registra parametri come flusso respiratorio, saturazione di ossigeno, frequenza cardiaca, movimenti toracici e fasi del sonno. Permette di quantificare il numero di ipopnee per ora (IH) e classificare la severità del disturbo;
  • poligrafia cardiorespiratoria: esame domiciliare che può essere utilizzato in casi selezionati.

L’IH, insieme ad altri parametri clinici, consente di distinguere forme lievi, moderate e severe, orientando la strategia terapeutica.

 

Trattamenti disponibili 

Il percorso terapeutico dipende dalla causa e dalla severità del disturbo. Le opzioni più utilizzate includono:

 

Terapie comportamentali e igiene del sonno 

Sono fondamentali in tutte le forme:

  • perdita di peso, se indicato;
  • evitare alcol o sedativi prima di dormire;
  • dormire in posizione laterale, utile nei casi di ipopnea posizionale;
  • adottare orari regolari di sonno.

 

Terapie mediche e strumentali 

Nei disturbi moderati o severi:

  • CPAP (Continuous Positive Airway Pressure): dispositivo che mantiene pervie le vie aeree durante il sonno ed è considerato il trattamento più efficace;
  • dispositivi orali di avanzamento mandibolare: utili nelle forme ostruttive lievi o moderate;
  • trattamento delle patologie nasali: mediante terapia farmacologica o chirurgica, quando indicato.

 

Chirurgia

Nei casi selezionati, quando vi è una chiara componente anatomica, possono essere valutate procedure chirurgiche volte a correggere l’ostruzione.

 

Quando rivolgersi allo specialista

È consigliabile consultare un medico quando:

  • si percepisce un sonno costantemente non ristoratore;
  • il partner riferisce russamento irregolare e pause respiratorie;
  • si avverte sonnolenza eccessiva durante il giorno;
  • sono presenti disturbi cognitivi o difficoltà di concentrazione;
  • si hanno patologie cardiovascolari associate a disturbi del sonno.

La diagnosi precoce permette di intervenire prima che il disturbo comprometta in modo significativo la salute generale.

L’ipopnea si presenta come un disturbo respiratorio del sonno meno conosciuto dell’apnea, ma altrettanto meritevole di attenzione per le ripercussioni sul benessere notturno e sulla qualità della vita. 

La capacità di riconoscerlo in modo tempestivo, supportata da una diagnosi accurata e da terapie specifiche, consente di ripristinare un sonno continuo, profondo e realmente rigenerante. 

 

Domande frequenti sull’ipopnea

L’ipopnea può essere presente anche senza russamento?

Sì. Sebbene il russamento sia comune nelle forme ostruttive, l’ipopnea può manifestarsi anche senza rumori respiratori evidenti. Questo accade soprattutto nelle ipopnee centrali, in cui il problema non riguarda l’occlusione meccanica delle vie aeree, ma la regolazione neurologica del respiro. Per questo motivo, l’assenza di russamento non esclude la presenza del disturbo.

 

L’ipopnea può peggiorare in determinati periodi dell’anno? 

In alcuni casi sì. Allergie stagionali, infezioni respiratorie, sbalzi climatici o maggiore esposizione a irritanti ambientali possono aumentare la congestione nasale e ridurre la pervietà delle vie aeree, rendendo gli episodi di ipopnea più frequenti. Chi soffre di rinite allergica o cronica può notare un peggioramento durante la primavera o nei periodi di forte umidità.

 

È possibile che un’ipopnea non venga percepita per anni? 

Assolutamente sì. Molte persone non si accorgono del disturbo perché i micro-risvegli non raggiungono la soglia della coscienza. L’organismo compensa per lungo tempo, finché la frammentazione del sonno porta a sintomi diurni come stanchezza, difficoltà di concentrazione o irritabilità. Solo un esame strumentale come la polisonnografia può confermare con precisione la presenza e la frequenza delle ipopnee.

Articolo del 28-11-2025

Dott.ssa Ginevra Del Giudice

Medico chirurgo, specialista in Malattie dell'Apparato Respiratorio. Esperto in Disturbi Respiratori nel Sonno AIPO-ITS. Iscritta nel Registro Nazionale degli Esperti in DRS AIPO-ITS. Esperto in Disturbi del Sonno AIMS (Associazione Italiana Medicina del Sonno). Master Universitario di II livello in “Pneumologia interventistica” presso Università Politecnica delle Marche. Dottore di ricerca in “Medicina Interna e Immunologia Applicata” Membro ERS, AIPO e AIMS. Autore di diverse pubblicazioni scientifiche per riviste nazionali ed internazionali!