Dott.ssa Ilaria Laccu

Articolo del 20-11-2025

Le allucinazioni ipnopompiche sono esperienze sensoriali vivide (immagini, suoni, sensazioni corporee) che compaiono nei secondi o minuti in cui ci si sta svegliando

Nonostante possano spaventare molto, nella maggior parte dei casi non sono segno di “pazzia” o di una malattia grave, ma rientrano nelle cosiddette parasonnie, cioè fenomeni legati alle fasi di transizione sonno–veglia. 

Capire che cosa sono, da cosa dipendono e quali segnali osservare aiuta a ridurre l’ansia e a capire se è sufficiente migliorare l’igiene del sonno o se è opportuno rivolgersi a uno specialista.

 

Cosa sono le allucinazioni ipnopompiche? 

Le allucinazioni ipnopompiche sono percezioni sensoriali che si verificano durante lo stato ipnopompico, cioè il passaggio dal sonno alla veglia.

Possono essere:

  • visive, ad esempio vedere figure, ombre, persone o animali nella stanza;
  • uditive, come voci, rumori, passi o musica;
  • tattili, per esempio sentire una presenza sul letto o sul corpo;
  • più raramente, olfattive o gustative. 

A differenza dei sogni, che si svolgono mentre si dorme, qui la persona è almeno in parte vigile: ha la sensazione di essere sveglia, di guardare la propria stanza, ma le immagini o i suoni non corrispondono alla realtà. Per questo la scena può sembrare “realissima” e generare intensa paura.

L’Istituto Superiore di Sanità ricorda che le allucinazioni ipnagogiche (all’addormentamento) e ipnopompiche (al risveglio) rientrano tra le forme di allucinazione che possono essere non patologiche, proprio perché legate a un particolare stato fisiologico del cervello durante la transizione sonno–veglia. 

 

Qual è la differenza con le allucinazioni “psicotiche”? 

Le allucinazioni che compaiono solo in relazione al sonno (addormentamento o risveglio), in persone senza altri disturbi psichiatrici, hanno un significato diverso rispetto alle allucinazioni tipiche di schizofrenia o altre psicosi, che:

  • si manifestano in piena veglia;
  • tendono a essere persistenti;
  • spesso si accompagnano a deliri e a un’alterata percezione della realtà durante il giorno. 

Questo non significa che vadano sempre ignorate, ma che il contesto in cui si presentano è il primo elemento che il medico valuterà.

 

Quanto sono frequenti le allucinazioni ipnopompiche?

Le allucinazioni legate al sonno sono più comuni di quanto si pensi. Uno dei principali studi epidemiologici, condotto su 4.972 adulti nel Regno Unito, ha rilevato che circa il 12,5% dei partecipanti riferiva allucinazioni ipnopompiche almeno due volte a settimana nell’ultimo anno.

 

 

Altri lavori confermano che una quota significativa della popolazione sperimenta, almeno una volta nella vita, allucinazioni all’addormentamento o al risveglio, spesso senza che sia presente alcuna malattia psichiatrica. 

In quali contesti sono più probabili?

  • in caso di deprivazione di sonno o orari irregolari;
  • in periodi di stress intenso o ansia;
  • dopo uso di alcol o sostanze psicoattive;
  • nelle persone con disturbi del sonno, in particolare narcolessia o paralisi del sonno isolata. 

 

Da cosa dipendono le allucinazioni ipnopompiche?

Le allucinazioni ipnopompiche sono considerate una forma di parasonnia legata a una “dissociazione” tra sistemi del cervello che regolano sonno e veglia. In altre parole, alcune aree cerebrali sono già sveglie, altre sono ancora in modalità “sogno”.

Le evidenze più recenti suggeriscono che le allucinazioni ipnopompiche possano verificarsi durante fasi di sonno non-REM con risvegli incompleti, mantenendo attivi meccanismi simili a quelli dei sogni. 

I fattori che possono facilitare questo “incrocio di stati” includono:

  • sonno frammentato e frequenti risvegli notturni;
  • turni di lavoro notturni o jet-lag;
  • disturbi come narcolessia;
  • uso di alcuni farmaci (in particolare psicofarmaci) o sostanze;
  • patologie neurologiche, ad esempio il morbo di Parkinson, dove gli studi descrivono una quota non trascurabile di allucinazioni correlate al sonno. 

 

È vero che sono tipiche della narcolessia?

Nella narcolessia, oltre alla sonnolenza diurna eccessiva e alla cataplessia, sono frequenti proprio le allucinazioni ipnagogiche e ipnopompiche, insieme alle paralisi del sonno. 

In chi soffre di narcolessia, questi fenomeni sono spesso più intensi, frequenti e multisensoriali, e vanno sempre valutati da un centro specializzato del sonno.

Nei soggetti senza narcolessia, invece, allucinazioni ipnopompiche occasionali e non associate ad altri disturbi del sonno tendono a essere considerate più benigne. 

 

Le allucinazioni ipnopompiche sono pericolose? 

Da sole, le allucinazioni ipnopompiche non danneggiano il cervello e non compromettono la salute fisica.

Possono però:

  • causare paura intensa, sensazione di “impazzire”;
  • favorire l’insonnia, per timore di addormentarsi;
  • peggiorare ansia e umore;
  • sporadicamente, portare a movimenti bruschi (cadere dal letto, urtare mobili) se la persona reagisce spaventata. 

Il vero punto critico è capire se rappresentano un fenomeno isolato o se sono la spia di un disturbo del sonno o di un problema neurologico/psichiatrico sottostante.

 

Quando parlarne con il medico o con lo specialista del sonno? 

È consigliabile rivolgersi al medico di base o a un centro di medicina del sonno se:

  • gli episodi sono molto frequenti (più volte a settimana) o presenti da mesi;
  • si associano a forte sonnolenza diurna, colpi di sonno improvvisi, cataplessia (crollo del tono muscolare legato alle emozioni);
  • compaiono insieme a paralisi del sonno ricorrenti;
  • sono presenti altri sintomi neurologici (tremori, disturbi dell’equilibrio) o psichiatrici;
  • l’ansia legata agli episodi rende difficile addormentarsi o vivere serenamente il riposo. 

Lo specialista, se lo riterrà opportuno, potrà proporre esami del sonno (come polisonnografia e test di latenza multipla) per indagare narcolessia o altri disturbi.

 

Come si curano le allucinazioni ipnopompiche e cosa si può fare da subito? 

Il trattamento dipende dalla causa. Se le allucinazioni ipnopompiche sono occasionali, non associate ad altre patologie e non compromettono la qualità della vita, di solito non è necessario alcun farmaco.

L’intervento principale è sulla qualità del sonno:

  • mantenere orari di sonno–veglia regolari;
  • evitare alcol e sostanze stimolanti nelle ore serali;
  • ridurre l’esposizione a schermi luminosi prima di dormire;
  • creare una routine rilassante di pre-sonno (luce soffusa, lettura, tecniche di respirazione). 

Quando le allucinazioni ipnopompiche si inseriscono in un quadro di narcolessia, paralisi del sonno ricorrente, disturbi d’ansia o depressione, la terapia sarà mirata al disturbo di base (farmaci specifici, interventi cognitivi-comportamentali, gestione dello stress). 

Un elemento importante è la psicoeducazione: capire che si tratta di un fenomeno riconosciuto dalla medicina del sonno, e non di “pazzia”, riduce notevolmente la paura e la tendenza a catastrofizzare ogni episodio.

 

FAQ – Domande frequenti sulle allucinazioni ipnopompiche 

Qual è la differenza tra allucinazioni ipnopompiche e ipnagogiche? 

Le allucinazioni ipnopompiche compaiono mentre ci si sveglia, quelle ipnagogiche durante l’addormentamento.

Il meccanismo di base è simile (sovrapposizione tra attività onirica e coscienza), ma cambiano la direzione della transizione (verso la veglia o verso il sonno) e, talvolta, il tipo di contenuti percepiti.

 

Le allucinazioni ipnopompiche possono capitare anche ai bambini? 

Sì, possono comparire anche in età pediatrica, spesso in associazione ad altre parasonnie (come risvegli confusionali o terrori notturni). Di solito tendono a ridursi con la crescita, man mano che i ritmi del sonno diventano più regolari.

Se sono molto frequenti o associate a comportamenti complessi notturni, è opportuno rivolgersi a un centro specializzato nei disturbi del sonno in età evolutiva.

 

Posso “svegliarmi meglio” per ridurre il rischio di allucinazioni al risveglio? 

Può rivelarsi un utile aiuto seguire alcune specifiche indicazioni.

Vediamo quali:

  • usare una sveglia graduale (suono crescente, luce progressiva);
  • alzarsi con calma, dando al cervello il tempo di “completare” il passaggio alla veglia;
  • evitare di addormentarsi esausti sul divano o in posizioni scomode che frammentano il sonno;
  • dedicare qualche minuto, una volta svegli, a respirazioni profonde, stretching leggero e orientamento alla realtà (guardare l’orologio, la stanza, ricordare che eventuali immagini strane, se compaiono, sono fenomeni legati al sonno).

Articolo del 20-11-2025

Dott.ssa Ilaria Laccu

Medico Chirurgo specialista in Neurofisiopatologia del sonno. Possiede la certificazione Italiana AIMS di "Medico Esperto in Medicina del Sonno" ed Europea ESRS come "Somnologist" ad indirizzo Respiratorio e Neurologico. Dottorato in Neuroscienze applicato alla ricerca sulla Medicina del Sonno. Responsabile del Centro Neurologico di Cagliari, si occupa dell'inquadramento clinico dei disturbi del sonno e della diagnostica strumentale con polisonnografia notturna completa; personalizza poi la terapia mirata del problema riscontrato tramite una impostazione farmacologica, o comportamentale, o con ventilatore notturno. Laurea in Medicina e Chirurgia presso l'Università degli Studi di Cagliari. Specializzazione in Neurofisiopatologia presso l'Università degli Studi di Cagliari.