Emiliana Meleo

Articolo del 29-09-2022

Il sonno è un prezioso alleato per il benessere degli uomini come delle donne, dei giovani come degli anziani.

Per svegliarsi attivi e rigenerati, pronti ad affrontare ogni nuovo giorno con entusiasmo e vitalità, è importante non solo dormire un numero di ore adeguato durante la notte ma anche fare in modo che il proprio riposo sia davvero di qualità.

L’importanza del buon riposo: quante ore bisogna dormire a notte

Ogni essere umano nel corso della sua vita trascorre circa 230.000 ore a dormire: quasi 26 anni della nostra esistenza sono dedicati esclusivamente al sonno. Questi numeri non lasciano indifferenti e potrebbero addirittura far pensare, con uno sguardo superficiale, ad un enorme spreco di tempo.

In realtà, quello che trascorriamo a dormire è un tempo ben speso e di grande importanza per il benessere del nostro organismo: è proprio il tempo in cui si dorme e si rallenta, infatti, a permetterci di svolgere le numerose e frenetiche attività che caratterizzano la nostra quotidianità.

Come facciamo a capire se stiamo dormendo abbastanza?

Va fatta una premessa. Il numero di ore necessarie perché un riposo sia davvero ristoratore varia da individuo a individuo ed è condizionato da una serie di fattori: in primis dall’età, ma anche dallo stato di salute, il sesso, il periodo dell’anno e il clima e, naturalmente, dallo stile di vita. Perfino il tipo di lavoro che svolgiamo e la situazione familiare che ci troviamo a vivere influisce in maniera evidente sul nostro bisogno di sonno che resta, a tutti gli effetti, una variabile estremamente soggettiva.

 

 

Dormire meno di quello che il corpo richiede si traduce in una mancanza di attenzione e di energia e a lungo andare, la deprivazione di sonno ripetuta può causare importanti conseguenze per la salute.

Quante ore bisogna dormire per essere riposati

Regola vuole che per svegliarsi attivi e rigenerati bisognerebbe dormire in media 8 ore a notte. Più che chiedersi quante ore bisogna dormire per essere riposati in generale, però, sarebbe meglio chiedersi di quante ore di riposo il nostro corpo, specificamente, ha bisogno per ricaricare le batterie.

Come fare dunque a comprendere e decodificare i segnali che il nostro organismo ci manda?
Per capire di quante ore di riposo una persona ha davvero bisogno, occorre considerare le sue caratteristiche e le sue abitudini, a partire dall’età. In questa tabella vediamo la quantità ottimale di ore per dormire in base all’età dell’individuo:

  • Neonati (12-15 ore di sonno)
  • Giovani (9-10 ore di sonno)
  • Adulti (8-9 ore di sonno)
  • Anziani, over 65 (7-8 ore di sonno)

Oltre al fattore dell’età, bisogna tenere presente che l’organismo umano tende ad adattarsi alla situazione che vive. Le esigenze di riposo di un neo genitore alle prese con un bebè, o quelle di chi per lavoro è costretto a turni rigidi con alternanza giorno-notte, sono naturalmente differenti dalle necessità di una persona che ha la possibilità di dormire con un ciclo del sonno più regolare.
Esiste anche una componente genetica che non va trascurata e che potrebbe influire sulla qualità del sonno.

L’unico modo per comprendere se si sta dormendo un numero di ore sufficienti è osservare come ci si sveglia al mattino. Si è abbastanza carichi e attenti? Ci si alza motivati e di buonumore? O al contrario ci si sente affaticati e sonnolenti?

Ascoltare il proprio corpo è fondamentale per capire se si sta avendo un riposo ottimale e rigenerante o se invece bisogna correre ai ripari modificando il proprio stile di vita, introducendo abitudini salutari, come la meditazione e lo yoga ad esempio.

Qualità del sonno: quali sono i fattori che la influenzano

Esistono numerosi fattori in grado di influenzare la qualità del nostro riposo.

Alimentazione
Così come alcuni alimenti sono in grado di aiutare il riposo, ci sono dei cibi che causano pesantezza e portano alla difficoltà a prendere sonno, come ad esempio i carboidrati il consumo eccessivo di zuccheri prima di coricarci.

Stress e ansia
A ridurre il benessere che proviene dal dormire, è anche il livello di stress che, al pari dell’ansia, interferisce con la naturale produzione di melatonina, l’ormone che appunto si occupa di regolare il ciclo sonno-veglia.

Disturbi del sonno
Uno dei più comuni disturbi del sonno è rappresentato dalle apnee notturne, ovvero quelle brusche interruzioni della respirazione che si verificano mentre si dorme e che portano a risvegliarsi durante la notte. L’apnea notturna può essere ricondotta a una serie di cause diverse:

  • caratteristiche anatomiche;
  • conformazioni particolari;
  • congestione nasale;
  • insufficienza cardiaca;
  • abuso di alcol o fumo;
  • sedativi.

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La privazione di sonno che deriva proprio dalle apnee notturne ha serie conseguenze per l’organismo:

  • senso di sonnolenza e torpore durante il giorno;
  • scarsa concentrazione,;
  • irritabilità;
  • sbalzi d’umore;
  • perfino depressione.

In generale, tutto ciò che interferisce con il riposo è dannoso perché va ad inficiare il ‘ciclo del sonno’, che si compone di varie fasi:

  1. la Fase non-REM (che a sua volta si divide in fase 1, quella in cui ci si addormenta, fase 2, caratterizzata da un sonno leggero e fase 3, quella del sonno giù intenso e profondo);
  2. la Fase REM che ha inizio dopo 90 minuti dall’addormentamento e si ripete diverse volte nel corso della notte.

Durante ciascuna di queste fasi, e in particolare in quelle di sonno profondo, il corpo produce importanti sostanze per il metabolismo e contribuisce a potenziare le difese immunitarie e le capacità di memoria, rigenerando al contempo l’attività cerebrale.

 

 

Articolo revisionato dalla Dr.ssa Emiliana Meleo.

 

Articolo del 29-09-2022

Emiliana Meleo

La dr.ssa Emiliana Meleo è specialista in Malattie dell’Apparato Respiratorio, Dottore di Ricerca in Neuroscienze. Il campo di interesse, da anni, è la gestione delle problematiche respiratorie acute e croniche nei pazienti con patologia neuromuscolare; dalle tecniche di riabilitazione alla ventilazione meccanica invasiva e non invasiva. Esperienze: – Dal 2009 al 2010 collaborazione a tempo determinato, presso l’Istituto di Neurologia dell’Università “La Sapienza” per l’espletamento dell’attività di ricerca dal titolo ”Malattie Neurodegenerative invalidanti del giovane adulto e il loro impatto sulla qualità della vita” – Docente per corsi e master universitari e corsi di formazione relativi alla gestione delle complicanze respiratorie, ventilazione meccanica invasiva e non invasiva, nei pazienti neuromuscolari – Autore di pubblicazioni scientifiche su riviste internazionali, frutto di collaborazioni con istituti di ricerca nazionali ed internazionali