Dott.ssa Ginevra Del Giudice

Articolo del 17-07-2025

I disturbi del sonno rappresentano una condizione sempre più diffusa, con importanti ripercussioni sulla salute fisica e mentale

Tra i fattori spesso sottovalutati nella genesi dell’insonnia vi è l’assunzione di specifici farmaci, i quali, seppur necessari per il trattamento di patologie acute o croniche, possono interferire con i delicati meccanismi neurofisiologici che regolano il sonno.

Quando il sonno viene compromesso da una terapia farmacologica, è essenziale riconoscerne le cause, capire quali principi attivi possono interferire con il riposo e valutare se esistano rimedi efficaci per attenuarne gli effetti senza compromettere il trattamento.

 

Come e perché i farmaci causano insonnia

L’insonnia farmacologica può manifestarsi attraverso diverse vie fisiopatologiche. Alcuni principi attivi stimolano il sistema nervoso centrale, altri compromettono la produzione di ormoni legati al ciclo sonno-veglia, altri ancora agiscono in maniera indiretta, modificando le abitudini del paziente (es. frequente risveglio notturno per urinare).

Tra i meccanismi più documentati nella letteratura scientifica compaiono:

  • soppressione della melatonina: alcuni farmaci, come i beta-bloccanti lipofili, inibiscono la secrezione notturna di melatonina, compromettendo l’induzione del sonno e l’equilibrio circadiano; (Brismar et al., 1988)
  • stimolazione adrenergica: i corticosteroidi e i decongestionanti attivano il sistema simpatico, aumentando l’arousal e la frammentazione del sonno;
  • alterazione del sonno REM: alcuni sedativi o antidepressivi interferiscono con la fisiologia delle fasi REM e NREM, causando ridotta profondità e continuità del riposo;
  • effetto rebound o di interruzione: la sospensione brusca di sedativi-ipnotici può generare insonnia da rimbalzo, spesso più intensa della sintomatologia iniziale.

L’identificazione del meccanismo responsabile è essenziale per una gestione terapeutica mirata e per evitare trattamenti impropri, come l’aggiunta inappropriata di altri sedativi.

 

Quali farmaci possono causare l’insonnia

Non tutti i farmaci influenzano il sonno allo stesso modo. Alcune categorie sono particolarmente note per il loro impatto sul riposo, sia a causa di un’azione diretta sul sistema nervoso centrale, sia per via di effetti collaterali sistemici che si ripercuotono sulla qualità del sonno.

Di seguito una panoramica dei principali farmaci che disturbano il sonno, con approfondimento sui meccanismi specifici per ciascuna classe.

 

Farmaci beta-bloccanti

I beta-bloccanti, soprattutto quelli lipofili come propranololo e metoprololo, possono penetrare il sistema nervoso centrale e ridurre la secrezione di melatonina.

Uno studio pubblicato su Hypertension ha dimostrato che tali farmaci riducono i livelli notturni di melatonina del 50-80%, disturbando il ritmo sonno-veglia. (Brismar et al., 1988)

I sintomi associati comprendono:

  • difficoltà ad addormentarsi;
  • frequenti risvegli notturni;
  • sensazione di sonno non ristoratore.

I beta-bloccanti idrofili (come atenololo e bisoprololo) hanno un impatto minore sul sistema nervoso centrale e risultano meglio tollerati dal punto di vista del riposo notturno. (Panza et al., 2011)

 

Corticosteroidi o cortisonici

I corticosteroidi, tra cui prednisone, desametasone e metilprednisolone, imitano l’azione del cortisolo endogeno, l’ormone dello stress. Somministrati di sera o a dosi elevate, alterano profondamente il ritmo circadiano e possono causare:

  • insonnia iniziale;
  • iperattività mentale;
  • sogni vividi o incubi.

Secondo l’American Journal of Psychiatry, il 60% dei pazienti in terapia corticosteroidea riporta disturbi del sonno persistenti, specialmente nei trattamenti ad alto dosaggio. (Brown et al., 2004)

 

Farmaci sedativi ipnotici

I sedativi, in particolare le benzodiazepine e gli Z-drugs (es. zolpidem, zopiclone), se usati a lungo termine possono causare alterazioni nella struttura del sonno, riduzione della fase REM e attivazione di un meccanismo di tolleranza farmacologica.

Inoltre, l’interruzione improvvisa può causare rebound insomnia, con peggioramento della qualità del sonno rispetto alla condizione iniziale.

 

Farmaci antidepressivi

Alcuni antidepressivi serotoninergici (es. fluoxetina, sertralina) o noradrenergici (es. venlafaxina, reboxetina) sono associati a insonnia iniziale, agitazione psicomotoria e ridotta qualità del sonno, soprattutto nelle fasi iniziali della terapia.

Uno studio su Journal of Clinical Psychiatry riporta che l’insonnia è uno degli effetti collaterali più frequentemente riportati nei primi 30 giorni di trattamento. (Wilson et al., 2002)

 

Farmaci decongestionanti

Decongestionanti come pseudoefedrina o fenilefrina, spesso utilizzati nei trattamenti sintomatici del raffreddore e delle riniti, stimolano i recettori adrenergici e attivano il sistema nervoso simpatico. Se assunti la sera, possono causare:

  • difficoltà di addormentamento;
  • palpitazioni;
  • stato di allerta aumentato.

La Mayo Clinic consiglia di evitarne l’assunzione nelle ore serali proprio per ridurre il rischio di insonnia [Mayo Clinic].

 

Diuretici

I diuretici (es. furosemide, idroclorotiazide), utilizzati per il trattamento dell’ipertensione o dell’edema, aumentano la produzione di urina e quindi la frequenza della minzione notturna. Questo porta a:

  • interruzione frequente del sonno;
  • ridotta profondità delle fasi NREM.

Il problema è accentuato negli anziani e nei soggetti con comorbidità croniche. Una revisione pubblicata su Sleep Medicine Reviews evidenzia l’importanza di spostare l’assunzione al mattino per ridurre l’impatto sul sonno. (Kripke et al., 2005)

 

Sonno disturbato dai farmaci: cosa fare

Quando si sospetta che l’insonnia sia legata all’assunzione di uno o più farmaci, non è consigliabile interromperli autonomamente.

È, invece, opportuno adottare un approccio integrato, che preveda un’analisi farmacologica accurata, modifiche comportamentali e, se necessario, la valutazione di terapie alternative.

 

Valutare la posologia e l’orario di assunzione

Molti disturbi del sonno possono essere attenuati modificando l’orario o la dose del farmaco. Ad esempio:

  • assumere corticosteroidi al mattino;
  • evitare la somministrazione serale di diuretici;
  • passare a beta-bloccanti idrofili nei soggetti sensibili al sonno.

Questi cambiamenti devono avvenire solo su indicazione medica e nell’ambito di una rivalutazione clinica complessiva.

 

Strategie non farmacologiche per dormire meglio

Le misure igieniche e comportamentali rappresentano la prima linea di trattamento nei casi di insonnia lieve-moderata:

  • mantenere orari di sonno regolari;
  • creare un ambiente buio, silenzioso e fresco;
  • evitare dispositivi elettronici prima di coricarsi;
  • praticare tecniche di rilassamento e mindfulness.

La terapia cognitivo-comportamentale per l’insonnia (CBT-I) ha dimostrato efficacia pari, se non superiore, ai trattamenti farmacologici in studi randomizzati controllati. (Trauer et al., 2015)

 

Alternative terapeutiche ai farmaci che disturbano il sonno

Se l’effetto collaterale persiste, può essere utile valutare:

  • farmaci alternativi con minor impatto sul sonno;
  • formulazioni a rilascio modificato o a breve emivita;
  • integratori naturali supportati da evidenze (es. melatonina in formulazioni farmacologiche).

In ogni caso, l’approccio deve essere multidisciplinare e adattato al singolo paziente.

Risulta evidente che farmaci che alterano il riposo rappresentano una causa spesso trascurata ma clinicamente rilevante di insonnia. 

Riconoscere le classi farmacologiche coinvolte e comprendere i meccanismi alla base dei disturbi del sonno è essenziale per evitare soluzioni inefficaci o dannose.

Una gestione consapevole, che sappia unire valutazione medica, strategie non farmacologiche e, se necessario, soluzioni terapeutiche alternative, consente di ristabilire un equilibrio tra efficacia farmacologica e benessere psico-fisico.

Dormire bene non è un lusso, ma una condizione necessaria per la salute: proteggerlo, anche durante una terapia farmacologica, è un diritto del paziente e un dovere del clinico.

Articolo del 17-07-2025

Dott.ssa Ginevra Del Giudice

Medico chirurgo, specialista in Malattie dell'Apparato Respiratorio. Esperto in Disturbi Respiratori nel Sonno AIPO-ITS. Iscritta nel Registro Nazionale degli Esperti in DRS AIPO-ITS. Esperto in Disturbi del Sonno AIMS (Associazione Italiana Medicina del Sonno). Master Universitario di II livello in “Pneumologia interventistica” presso Università Politecnica delle Marche. Dottore di ricerca in “Medicina Interna e Immunologia Applicata” Membro ERS, AIPO e AIMS. Autore di diverse pubblicazioni scientifiche per riviste nazionali ed internazionali. ​​