Emiliana Meleo

Articolo del 27-06-2023

Quando ad un paziente, a causa di una condizione patologica, viene diagnosticata una carenza dei livelli di ossigeno nel sangue, il medico prescrive l’ossigenoterapia, cioè una somministrazione integrativa di questa preziosa sostanza, indispensabile alla vita umana.

Può trattarsi di una condizione momentanea oppure a lungo termine.

Talvolta, le condizioni del paziente sono particolarmente gravi o acute e richiedono una somministrazione ospedaliera. In caso di somministrazione cronica, invece, l’ossigenoterapia può essere effettuata, comodamente, presso la propria abitazione. È proprio in situazioni come queste che si rivelano preziosi i concentratori di ossigeno, macchinari capaci di estrarre l’ossigeno naturalmente contenuto nell’aria che ci circonda e renderlo disponibile per chi ne ha bisogno.

Il concentratore, infatti, una volta estratto l’ossigeno, lo convoglia in un serbatoio in modo che possa essere somministrato al paziente agilmente e in maniera completamente indolore e sicura, attraverso una cannula nasale.

I concentratori d’ossigeno sono semplici da usare e, a patto di seguire con attenzione le istruzioni per un corretto utilizzo domestico, si rivelano un valido supporto nella somministrazione domiciliare di ossigeno a basso flusso.

Le tecnologie più avanzate sono quelle portatili, che accompagnano alla funzionalità intuitiva, una batteria ricaricabile, per poter utilizzare il concentratore in ogni contesto.

 

Come funzionano i concentratori d’ossigeno?

I concentratori sono dei macchinari altamente performanti, eppure, molto semplici: riescono infatti a prelevare quantità di ossigeno filtrando l’aria e, grazie a un setaccio molecolare, ne suddividono i componenti.

Così facendo, riescono a separare l’ossigeno da tutti gli altri elementi presenti nell’aria, in modo da poterlo conservare e utilizzare a scopo medico.

Dopo aver estratto e separato l’ossigeno, infatti, quest’ultimo viene conservato all’interno di uno speciale serbatoio, pronto per essere somministrato al paziente attraverso una piccola cannula nasale che ne facilita l’inalazione.

La maggioranza dei concentratori d’ossigeno sono fissi e funzionano grazie all’alimentazione con la corrente elettrica. Quelli portatili, invece, oltre alla possibilità di alimentazione elettrica sono dotati di una batteria che ne consente l’utilizzo anche all’esterno.

Un concentratore d’ossigeno fisso assicura un utilizzo no stop per l’intera giornata ed è indicato in quei casi di somministrazione ininterrotta.

Al contrario, un concentratore d’ossigeno portatile ha tra i suoi vantaggi la possibilità di essere ricaricato anche in auto e di consentire al paziente di continuare l’erogazione dell’ossigeno anche in contesti esterni e diversi da quelli domiciliari, grazie alla maggiore libertà di gestione assicurata dalla presenza della batteria.

Un’altra differenza tra le due tipologie di concentratori d’ossigeno consiste nel fatto che alcune versioni portatili funzionano con flusso pulsato, cioè riconoscendo il respiro del paziente e tarando su questo la quantità di ossigeno erogato.

Proprio per questa caratteristica, l’utilizzo di questi ultimi concentratori d’ossigeno è sconsigliato durante la notte quando il respiro nasale è più superficiale e più difficilmente identificabile dai macchinari.

 

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Quando usare un concentratore d’ossigeno?

Un concentratore di ossigeno può rivelarsi utile nei tanti casi di ipossia, uno stato che indica una carenza di ossigeno.

I principali sintomi che identificano una condizione di ipossia sono:

  • cianosi;
  • capogiri;
  • aumento della frequenza del respiro;
  • fiato corto;
  • tachicardia;
  • mal di testa;
  • aumento della pressione;

Solitamente l’ipossia si accompagna a diverse condizioni patologiche. Grazie a questi macchinari è quindi possibile fornire una dose supplementare di ossigeno ogni qualvolta se ne verifichi l’esigenza.

In tutti quei casi, cioè, in cui la respirazione naturale non riesce ad apportare un quantitativo sufficiente di ossigeno al sangue per la presenza di insufficienza respiratoria cronica dovute a patologie respiratorie, come:

  • BPCO;
  • fibrosi polmonare;
  • fibrosi cistica;
  • patologie cardiologiche con danno respiratorio.

La terapia con ossigeno si rivela indispensabile quindi per tutte quelle condizioni patologiche croniche che necessitano che venga integrata la quantità di ossigeno assunta dall’organismo.

I concentratori d’ossigeno migliorano significativamente la qualità di vita dei pazienti. Grazie ad un concentratore di ossigeno è possibile erogare un flusso di ossigeno costante che può arrivare anche a 5l al minuto.

È bene considerare sempre che i concentratori d’ossigeno forniscono solitamente ossigeno a basso flusso e non vengono quindi mai impiegati per offrire un supporto vitale in condizioni sanitarie di emergenza.

L’utilizzo del concentratore d’ossigeno viene prescritto da un medico specialista in pneumologia.

 

Quanto costano?

Come abbiamo visto, esistono diverse tipologie di concentratori d’ossigeno con funzionalità differenti e chiaramente con prezzi differenti.

Uno dei modelli più richiesti è il concentratore d’ossigeno portatile Inogen Rove 6, un macchinario che riesce a racchiudere funzionalità, semplicità di utilizzo e ottime performance con un sistema estremamente silenzioso.

Inogen Rove 6 assicura ai pazienti un’ottima qualità di vita e la possibilità di effettuare la somministrazione di ossigeno in ogni contesto, durante le normali attività quotidiane, in compagnia e anche all’aria aperta.

La sua tecnologia brevettata Inogen Intelligent Delivery Technology® basata sul dosaggio a impulsi e su 6 impostazioni di flusso garantisce l’erogazione di ossigeno a uso medico per tutto il giorno, ogni giorno, anche di notte.
Inoltre, scegliendo questa tipologia di concentratore d’ossigeno è possibile contare su una potente batteria con un’autonomia di 12 ore.

 

 

 

Articolo del 27-06-2023

Emiliana Meleo

La dr.ssa Emiliana Meleo è specialista in Malattie dell’Apparato Respiratorio, Dottore di Ricerca in Neuroscienze. Il campo di interesse, da anni, è la gestione delle problematiche respiratorie acute e croniche nei pazienti con patologia neuromuscolare; dalle tecniche di riabilitazione alla ventilazione meccanica invasiva e non invasiva. Esperienze: – Dal 2009 al 2010 collaborazione a tempo determinato, presso l’Istituto di Neurologia dell’Università “La Sapienza” per l’espletamento dell’attività di ricerca dal titolo ”Malattie Neurodegenerative invalidanti del giovane adulto e il loro impatto sulla qualità della vita” – Docente per corsi e master universitari e corsi di formazione relativi alla gestione delle complicanze respiratorie, ventilazione meccanica invasiva e non invasiva, nei pazienti neuromuscolari – Autore di pubblicazioni scientifiche su riviste internazionali, frutto di collaborazioni con istituti di ricerca nazionali ed internazionali