Dott.ssa Ginevra Del Giudice
Articolo del 27-06-2025
Indice
La difficoltà nel riposo notturno nel morbo di Parkinson è molto comune, e impatta in modo significativo la qualità di vita dei pazienti.
Cerchiamo di esplorare i disturbi del sonno nel Parkinson e le dinamiche in cui si inseriscono; insieme, verranno indicate le potenziali vie di gestione di questa problematica.
Cos’è il morbo di Parkinson
Il morbo di Parkinson è una patologia neurodegenerativa progressiva caratterizzata dalla degenerazione e morte di specifici neuroni localizzati in una regione del cervello nota come substantia nigra.
Questi neuroni svolgono un ruolo cruciale nella produzione di dopamina, un neurotrasmettitore fondamentale per il controllo dei movimenti e della coordinazione motoria.
La progressiva riduzione dei livelli di dopamina compromette la comunicazione tra le aree cerebrali deputate alla regolazione del movimento, dando origine ai sintomi motori tipici della patologia.
Vediamo i sintomi caratterizzanti il morbo di Parkinson:
- tremore;
- rigidità;
- bradicinesia (lentezza dei movimenti volontari, che rende difficoltose attività quotidiane come camminare, gesticolare o mangiare).
Recenti studi hanno evidenziato che il Parkinson non coinvolge esclusivamente la substantia nigra, ma anche altre regioni cerebrali e sistemi corporei.
Infatti, la presenza dei corpi di Lewy, nonché aggregati proteici considerati il segno distintivo della patologia, è stata riscontrata anche nel tronco encefalico e nel bulbo olfattivo.
Si tratta di aree implicate nelle funzioni olfattive e nella regolazione del sonno. La loro compromissione potrebbe spiegare la comparsa precoce di sintomi non motori, quali:
- anosmia;
- disturbi del sonno;
- alterazioni dell’umore.
I disturbi del sonno nel Parkinson: il legame
Il morbo di Parkinson è una patologia che, oltre ai sintomi motori più facilmente riconoscibili, è caratterizzata da sintomi non motori. Tra questi rientrano i disturbi del sonno.
Sono numerosi gli studi clinici che ad oggi hanno dimostrato la connessione tra il Parkinson e i problemi del sonno, sottolineandone la rilevanza.
La ricerca scientifica, infatti, ha mostrato che circa il 75-90% dei soggetti che presentano questa patologia mostra difficoltà legate al sonno, che possono manifestarsi già nelle fasi iniziali e aggravarsi con il progredire della malattia. (fonte 1, fonte 2, fonte 3, fonte 4)
Ma quali sono le cause che compromettono il corretto riposo notturno?
Le disfunzioni del sonno nella malattia di Parkinson possono coinvolgere diversi fattori, sia intrinsechi alle caratteristiche della stessa patologia, sia legati a fattori esterni e alla terapia farmacologica.
Le alterazioni del sonno nei pazienti con Parkinson richiamano molteplici fattori: la neurodegenerazione che coinvolge il tronco encefalico e l’ipotalamo interferisce in modo diretto con la regolazione del ciclo sonno-veglia.
Inoltre, i farmaci antiparkinson, come la levodopa o gli agonisti dopaminergici, possono contribuire all’incremento dell’insonnia e alla sonnolenza diurna.
Le cause principali dell’alterazione del pattern di riposo includono:
- rigidità muscolare;
- movimenti involontari (discinesie e distonie);
- necessità di urinare frequentemente;
- dolore diffuso;
- allucinazioni;
- difficoltà respiratorie;
- ansia;
- depressione.
Disturbi del sonno più presenti tra i pazienti con Parkinson
Vediamo ora, invece, quali sono i disturbi del sonno più frequenti nei pazienti di Parkinson:
- insonnia: l’insonnia, soprattutto nell’ambito dei risvegli frequenti notturni, è uno dei disturbi più prevalenti tra i pazienti parkinsoniani. Si tratta di una conseguenza causata dai sintomi della patologia, ovvero: rigidità muscolare notturna, bradicinesia, nicturia (necessità di urinare durante la notte), dolore cronico e ansia;
- disturbo del comportamento del sonno REM (RBD): il disturbo comportamentale del sonno REM è una condizione in cui il paziente mette in atto fisicamente i propri sogni, talvolta in modo violento o pericoloso. Questo disturbo potrebbe indicare il segno precoce della neurodegenerazione. Si tratta di un sintomo che spesso si presenta anni prima della comparsa dei sintomi motori del Parkinson;
- sindrome delle gambe senza riposo (RLS): è caratterizzata da una sensazione di disagio o formicolio agli arti inferiori, accompagnata da un bisogno irresistibile di muoverli, soprattutto durante il riposo. Questo fenomeno è frequentemente riportato nei pazienti con Parkinson ed è aggravato dalla carenza di dopamina;
- sonnolenza diurna eccessiva (EDS): sebbene la sonnolenza diurna eccessiva possa derivare da una cattiva qualità del sonno notturno, non è da escludere l’implicazione di effetti collaterale derivanti dalla terapia dopaminergica. Questo disturbo, nei casi più gravi, può compromettere la sicurezza individuale e generale, soprattutto alla guida o nello svolgimento di attività quotidiane;
- apnee notturne: le apnee ostruttive del sonno (OSAS) sono spesso co-presenti nei pazienti del Parkinson. I soggetti più colpiti, però, sono quelli che presentano età avanzata, obesità o altre comorbidità. Le apnee frammentano il sonno compromettendo il riposo, dunque aggravano l’affaticamento diurno.
Disturbi del sonno e Parkinson: le conseguenze
I disturbi del sonno non solo peggiorano il benessere generale del paziente, ma possono anche amplificare i sintomi motori caratterizzanti la patologia stessa e compromettere la risposta ai trattamenti farmacologici specifici.
Il riposo è un elemento fondamentale per la vita umana, dunque, ha un impatto significativo sulla salute mentale, sull’autonomia funzionale e sulla qualità della vita dell’essere umano.
L’insonnia e la frammentazione del sonno notturno possono infatti aggravare:
- depressione;
- ansia;
- deficit cognitivi;
- rischio di cadute.
Morbo di Parkinson: la gestione dei disturbi del sonno
I disturbi del sonno nel Parkinson sono multifattoriali, pertanto richiedono un approccio altrettanto complesso gestibile sia attraverso trattamenti farmacologici che non farmacologici.
Per un adeguato trattamento è di fondamentale importanza una corretta diagnosi dello specifico disturbo sonno che il paziente presenta, e dei fattori che lo influenzano.
Affrontare i disturbi del sonno nel morbo di Parkinson, quindi, può rivelarsi particolarmente articolato. Il consulto di un medico specialista è essenziale al fine di identificare le cause specifiche e predisporre un intervento terapeutico mirato e su misura per il paziente.
I potenziali trattamenti
Come affrontato in precedenza, una delle cause legata ai disturbi del sonno nella malattia di Parkinson è legata alle terapie farmacologiche. Pertanto, il bilanciamento terapeutico diventa un elemento essenziale da cui partire per gestire i sintomi motori senza peggiorare la qualità del sonno.
Vediamo quali possono essere i metodi per mitigare i disturbi del sonno nel morbo di Parkinson:
Per quanto riguarda gli approcci farmacologici:
- melatonina: può essere efficace nei casi di RBD e insonnia lieve;
- clonazepam: frequentemente usato per il trattamento dell’RBD, sebbene con cautela nei soggetti anziani;
- modafinil o methylphenidate: utilizzati per la sonnolenza diurna eccessiva;
- aggiustamento della terapia dopaminergica: una revisione dei dosaggi o dei tempi di somministrazione può migliorare il sonno.
Vediamo ora le terapie non farmacologiche:
- igiene del sonno: mantenere orari regolari, evitare caffeina e schermi prima di dormire;
- terapie comportamentali: la terapia cognitivo-comportamentale per l’insonnia (CBT-I) si è dimostrata efficace anche nei pazienti parkinsoniani;
- attività fisica regolare: promuove un sonno più profondo e riduce l’ansia.
Diagnosi e monitoraggio
Per poter affrontare la terapia più adeguata è necessario prima effettuare una diagnosi.
Vediamo come:
- valutazione clinica: la diagnosi dei disturbi del sonno nei pazienti con Parkinson si basa principalmente sull’anamnesi e sull’osservazione clinica. L’utilizzo di scale specifiche, come la Parkinson’s Disease Sleep Scale (PDSS) o la Epworth Sleepiness Scale, aiuta a quantificare la severità dei sintomi;
- polisonnografia: in presenza disturbi più complessi, come l’RBD o le apnee notturne, può essere utile ricorrere a un esame polisonnografico, che consente di analizzare l’attività cerebrale, la respirazione, il movimento degli arti e il tono muscolare durante il sonno.
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